La dismissione del patrimonio immobiliare sta diventando in Italia una realtà sempre più evidente e con la quale confrontarsi. A causa della crisi politico-economica e di una recessione che non sembra arrestarsi, e in mancanza di una strategia chiara da parte del Governo a tutela del mercato immobiliare, molti enti pubblici e società hanno deciso di fare cassa dismettendo i propri beni e ricollocandoli sul mercato che presumibilmente farebbe a meno della maggior offerta visto le innumerevoli costruzioni ultimate e tutt’ora non occupate. Gli esempi sono molteplici, dalle Ferrovie dello Stato all’Eni, fino ad arrivare alla scelta di alcuni Comuni in tutta Italia come Torino e Napoli, passando ai piani di dismissioni di intere Regioni come sta avvenendo in Sicilia. Nel capoluogo Piemontese ad inizio ottobre, il Consiglio comunale di Torino ha approvato gli indirizzi per le modalità di vendita di immobili comunali con 34 lotti iscritti attualmente nel piano di dismissioni e che assommano a un valore minimo di 29.528.500 euro. Una scelta studiata e programmata per economizzare utenze, spese manutentive e di personale, abbattere costi dovuti ai continui e progressivi degradi mentre così potrebbero generare importanti entrate e concorrere alla riqualificazione del territorio. In questo senso, anche le scelte del Comune di Napoli e della Regione Sicilia hanno trovato una pronta delibera. La bontà del piano dismissioni nel capoluogo partenopeo ha portato già numeri importantissimi: in sei mesi sono stati dismessi e rivenduti oltre 2600 immobili per un’entrata superiore ai 100 milioni di euro. In Sicilia, grazie alla modifica di una norma regionale del 2004, la stessa regione potrà operare direttamente sul mercato immobiliare mettendo a disposizione inizialmente poco meno del 10% del complesso dei beni di proprietà, primo passo verso un progetto molto più ampio. Come dicevamo, oltre a Comuni e regioni, questa strategia tocca anche importanti Enti come, restando in Sicilia, l’Ast (Azienda Siciliana Trasporti) per un valore complessivo di oltre 5 milioni di euro. Stessa sorte toccherà al patrimonio immobiliare dell’Enasarco (la cassa di previdenza degli agenti e dei rappresentanti di commercio) che su un listino di circa 18 mila alloggi dislocati tra Milano e Roma, metterà sul piatto beni per quasi 5milioni. Sulla medesima scia, l’Eni con la decisione di mettere sul mercato fabbricati e terreni in tutta Italia e le stesse Ferrovie dello Stato che da alcuni anni mettono già in vendita fabbricati e terreni di loro proprietà. Tutto ciò comporta ovvi vantaggi sul prezzo finale e sulla possibilità di diventare proprietario. La vendita si effettua con aste pubbliche le cui basi spesso sono inferiori ai prezzi di mercato, agevolandone la compravendita tra privati e aziende interessate. Inoltre, per chi fosse già inquilino, scatta anche il diritto di prelazione fissato a prezzi agevolati.