La Bce taglia i tassi, adesso tocca alle banche

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Ottime notizie per chi, a breve, dovrà accendere un mutuo. Il 5 luglio 2012, la Banca Centrale Europea ha ridotto il tasso di rifinanziamento principale dello 0,25%, raggiungendo così il nuovo minimo storico dello 0,75% confermando il fermo interesse a contrastare la recessione economica europea utilizzando tutti gli strumenti a sua disposizione. Ricordiamo che nel corso del 2011 il tasso ufficiale era stato aumentato, in due riprese, di mezzo punto, per contrastare i primi segnali di inflazione. L’aggravarsi della crisi aveva convinto la Banca Centrale Europea a invertire la rotta, riducendo il tasso di un quarto di punto il tre novembre 2011, e di un altro quarto di punto l’8 dicembre 2011. La riduzione del tasso incide direttamente solo sui mutui a tasso variabile legati al tasso Bce, che sono ancora pochi, ma dovrebbe comportare anche una riduzione dell’Euribor, a cui sono legati la maggior parte dei mutui ipotecari. Ricordiamo che l’Euribor, o tasso interbancario, è il tasso di interesse applicato dalle banche tra di loro. Per i nuovi mutui non resta che scegliere il miglior spread, cioè del margine di guadagno applicato dalla banca rispetto al parametro di riferimento.  Appare sempre più interessante, dunque, la scelta del tasso fisso, oggi proposto a tassi vicini a quelli del variabile, che tutela dalla possibilità di un futuro aumento dei tassi.

L’attenzione adesso si sposta sugli istituti bancari e su quali valori attesteranno lo spread. All’utente finale interessa giustamente il tasso finito e, per toccare con mano un sensibile ribasso, è necessario che le banche ritocchino la loro ‘percentuale di guadagno’. Chiedere oggi un mutuo prima casa da 150.000 Euro per un immobile del valore di 200.000 Euro, comporta dei prodotti con spread che varia dal 3,20% al 5,00%. Percentuali ancora fuori mercato che rischiano di rendere vano il recente ‘ritorno all’erogazione’