L’Euribor torna a salire. Le banche abbasseranno lo spread?

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L’Euribor è in risalità. Su tutte le principali scadenze (da 1 mese a 12 mesi) l’indice interbancario tanto caro alle famiglie che stanno rimborsando un mutuo a tasso variabile (o si apprestano a stipularne uno) da qualche giorno ha invertito il lungo trend al ribasso che lo ha portato a toccare i minimi di tutti i tempi. Il primo rialzo si è registrato il 24 gennaio, da allora, al piccolo trotto l’Euribor ha continuato a salire. Oggi l’Euribor a 1 mese è stato fissato allo 0,123% (pochi centesimi in più rispetto al minimo storico dello 0,107%) mentre l’Euribor a 3 mesi è stato fissato allo 0,233% (contro il minimo a 0,181%). Sia chiaro, si tratta di ritocchi marginali che però vanno comunque analizzati perché le rate della maggior parte dei mutui variabili sottoscritti in Italia, si adeguano di mese in mese proprio alle oscillazioni, seppur minime, di questo parametro. In questo momento i future che proiettano l’andamento dell’Euribor a 3 mesi da qui a cinque anni indicano una lenta ma costante risalita: il tasso dovrebbe portarsi allo 0,5% a fine 2013 per raddoppiare all’1% a settembre 2014 fino a raggiungere l’1,8% nel settembre 2017. Previsioni che vanno ovviamente prese con le pinze perché attualizzano quello che oggi il mercato pensa accadrà nei prossimi anni. I margini di errore, quindi, sono alti. Ma la tendenza di fondo resta valida: L’Euribor non può che salire in conseguenza del fatto che il mercato interbancario, e quindi lo stato di salute delle banche dell’Eurozona, può solo migliorare. Una notizia che non farà piacere a chi sta rimborsando un mutuo a tasso variabile che vedrà probabilmente nei prossimi mesi piccoli ritocchi al rialzo delle rate, dopo aver però beneficiato negli ultimi anni della straordinaria caduta degli Euribor. Nel computo algebrico complessivo quindi, in caso di rialzo degli Euribor, andrebbero messi anche gli incredibili vantaggi percepiti dalla generazione di mutuatari fortunati con lo scivolone degli utlimi anni. E poi, un altro dato: le previsioni indicano sì un trend rialzista ma decisamente al piccolo trotto (150 punti base partendo da soglie azzerate) in quattro anni. Ciò significa che la differenza che oggi persiste tra i migliori mutui a tasso variabile (3%) e i migliori a tasso fisso (5%) offre ai “variabili” ancora un margine di vantaggio per valutare seriamente questa opzione, anche alla luce del trend sull’Euribor.  A ciò va aggiunto, per chi oggi si appresta a stipulare un mutuo, che un eventuale rialzo degli Euribor non potrà che essere accompagnato da una contestuale discesa degli spread applicati dalle banche sui mutui. Perché a quel punto le banche non avrebbero più giustificazioni per tenerli alti. O no?