INTERVISTA A FABIO GUGLIELMI DIRETTORE GENERALE SANTANDREA LUXURY HOMES

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Fabio Guglielmi, è approdato nel mondo immobiliare nel 1989 come titolare di alcune agenzie di Milano, nel 1992 diventa manager del gruppo Professionecasa e 10 anni dopo, amministratore delegato del gruppo. Nel 2008 ricopre la carica di consigliere d’amministrazione di Tree Real Estate e successivamente, nel 2012 diventa Direttore Generale di SANTANDREA LUXURY HOMES, marchio del Gruppo Gabetti dedicato agli immobili di prestigio.
I primi sei mesi del 2016 sono stati i migliori degli ultimi anni per il mercato immobiliare di prestigio, vorremmo un suo commento sui dati pubblicati nel report SANTANDREA
Quello del 2016 è stato un primo semestre che ha contraddistinto la crescita dell’interesse nel mercato immobiliare del lusso in Italia, si è innalzato il numero di compravendite anche grazie a dei valori attualmente arretrati di qualche punto percentuale. Lo stock di invenduto va pian piano svuotandosi, il mercato delle nuove costruzioni sta trovando una buona collocazione e si intravede un primo accenno di miglioramento per quanto riguarda il segmento seconda casa.
Appare quasi un controsenso ma il mercato del lusso sembra quello che ha patito meno la crisi, secondo lei qual’è la spiegazione?
E’ molto semplice, sia ad uso abitativo, sia come investimento, un immobile di pregio, posizionato nel centro cittadino, ha sempre garantito una maggiore redditività. Questo anche grazie al fatto che, l’acquisto di questo tipo di abitazioni spesso non è vincolato ad un finanziamento. Gli acquirenti/investitori generalmente dispongono di un ingente capitale da investire e, qualora necessitino di un mutuo non hanno certo problemi ad ottenerlo. Altro punto a favore delle abitazioni di prestigio è quello di non subire la dequalificazione del quartiere in cui sono ubicate, il centro cittadino tende sempre a migliorare ed implementare i suoi servizi e la qualità di vita contribuendo così a mantenere alto il valore commerciale dell’immobile. In relazione poi alla stabilità dei prezzi che si è mantenuta costante nel tempo, nonostante il deprezzamento generale causato dalla crisi, la spiegazione rientra nel fatto che siamo all’interno di un mercato dove sono coinvolti utenti appartenenti ai settori più forti dell’economia, lontani quindi dalla necessità di una rapida collocazione del bene sul mercato e quindi meno interessati al suo deprezzamento.
Quali sono, secondo lei, le città italiane dove vale veramente la pena investire nell’acquisto di una residenza di lusso?
Città d’arte come Milano, Firenze, Roma o Venezia sono le più adatte per porre un immobile a reddito anche con le nuove formule B&B e Short Rent.
In cosa si differenzia una transazione per un immobile di lusso rispetto ad una compravendita normale?
Tecnicamente non ci sono differenze rispetto al mercato tradizionale, cambiano invece i passi di avvicinamento a questo tipo di immobile, siamo di fronte ad una dimensione economica che muove un flusso di denaro importante e si presuppone ci sia maggiore attenzione da parte di tutti gli operatori coinvolti. Sono immobili la cui proprietà spesso si trova all’estero o è frutto di una cessione di quote societarie, una serie di modalità di acquisto differenti che vanno gestite con la massima cura, non solo dal punto di vista economico, ma anche dal punto di vista catastale, con una serie di trasformazioni e modifiche nel tempo,  che a volte coinvolgono la Sovrintendenza delle Belle Arti. Dal punto di vista promozionale, poi, l’importanza e il fascino di queste residenze ci porta a muoverci all’interno di un circuito trasversale che vede coinvolti, in primis, possibili acquirenti cittadini di un certo livello (sono statisticamente i primi ad essere propensi a tale acquisto) e successivamente verso acquirenti di altre città. Per quanto riguarda invece gli investitori stranieri ci muoviamo grazie alla promozione sul web ma più spesso grazie alle numerose partnership internazionali con cui abbiamo stretto un proficuo legame.
Ha qualche aneddoto particolare da rivelarci? Una compravendita particolare che ha lasciato il segno?
Ricordo con un sorriso una compravendita effettuata con un calciatore della nostra Nazionale (di cui ovviamente non posso fare il nome) nell’anno dei Mondiali. Probabilmente ero l’unico in Italia a sperare che la Nazionale rientrasse in fretta per poter siglare il compromesso. Era una vendita molto importante e quindi la delusione per la sconfitta degli azzurri fu in un certo senso, mitigata dal pensiero di una conclusione più rapida dell’operazione immobiliare.