2 FEBBRAIO – Giornata mondiale delle zone umide

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Ai sensi della presente Convenzione si intendono per zone umide le paludi e gli acquitrini, le torbiere oppure i bacini, naturali o artificiali, permanenti o temporanei, con acqua stagnante o corrente, dolce, salmastra, o salata, ivi comprese le distese di acqua marina la cui profondità, durante la bassa marea, non supera i sei metri.

Questa è la definizione stabilita nel 1971 durante la Convenzione di Ramsar (città iraniana sul Mar Caspio) nel corso della prima conferenza intergovernativa sul tema della salvaguardia ambientale a livello mondiale. D’altronde la natura stessa di questi ambienti e degli animali migratori che li popolano non conosce confini e trasforma le difficoltà locali in problemi globali.

La Convenzione, rettificata ad oggi da 171 Paesi, ha portato nel 1997 all’istituzione di una giornata mondiale che proprio da quest’an-no è sotto l’egida dell’ONU, per portare alla ribalta un tema misconosciuto ai più, eppure di estrema rilevanza nella lotta al cambia-mento climatico.

Le zone umide, infatti, fungono da barriera naturale contro gli eventi estremi di origine marina; assorbono l’eccesso delle acque piovane, prevenendo le alluvioni; sono serbatoi naturali di carbonio, capaci di immagazzinare nel solo 3% della superficie terrestre il 30% del carbonio organico. Senza contare che da esse dipendono il 40% delle specie viventi e la maggior parte dell’acqua dolce disponibile.

La loro scomparsa è da attribuire principalmente dell’attività umana, che fa uso intensivo di diserbanti e cerca sempre nuovi territori da dedicare all’agricoltura intensiva. Per questo il tema della giornata di quest’an-no è “Wetlands Action for People and Nature” che Marta Rojas Urrego, Segretaria generale della Convenzione, spiega come una chiamata all’azione per: “sottolineare che la conservazione, l’uso responsabile e la restaurazione di queste aree è ancora possibile, purché si agisca subito”

Impegno sul territorio

La Lombardia ha attivato una fitta rete di parchi per la salvaguardia di questi ambienti naturali, molto diffusi sul territorio.

Il solo Parco Agricolo Sud si estende tra 60 comuni della Città metropolitana di Milano per 47.000 ettari (circa il 30% della superficie totale) per proteggere il suo storico reticolo di acque, riconosciuto come Sito di Importanza Comunitaria per il suo valore ambientale, paesaggistico e culturale, nell’ambito della Direttiva Europea Habitat, con siti appositamente tutelati come il Bosco di Cusago e l’Oasi di Lacchiarella.

La Regione sostiene diversi progetti di tutela del territorio, che passano anche dalla conservazione delle aree rurali e delle tecniche agricole tradizionali, come le marcite, elementi fondamentali del paesaggio con un ruolo fondamentale nel mantenimento della biodiversità. Esse sono infatti l’habitat naturale di tantissime specie di anfibi e uccelli (come aironi, garzette, nitticore e pavoncelle) che vi trovano le condizioni ideali per alimentarsi, riprodursi e sostare durante le migrazioni, e negli ultimi anni stanno tornando a popolare le nostre campagne.

Edilizia e responsabilità

L’impatto dell’uomo sulle zone umide dovrebbe quindi rispettare questo equilibrio naturale, fragile e prezioso, soprattutto nella pratica edilizia.

Costruire o riqualificare in queste aree diventa un esercizio di integrazione tra l’uomo e l’ambiente per cui ogni progetto deve essere sottoposto ad attente valutazioni per verificarne la conformità e la collocazione e sottostare a vincoli come l’impiego di tecnologie costruttive che limitino l’impatto degli edifici, ma può anche diventare anche un’opportunità per sperimentare nuove tecniche e offrire case più sicure, più sostenibili e più green.