TASI, oltre 700 € per 120 mq

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L’AUMENTO – Nessuna sorpresa: il Consiglio dei ministri che ha concesso ai Comuni la facoltà di incrementare di otto decimi di millesimo le aliquote Tasi, la neonata imposta sui servizi indivisibili, rispetto a quanto previsto dalla legge di Stabilità non ha fatto altro che formalizzare un provvedimento già deciso dall’Esecutivo precedente, che lo aveva concordato con i Comuni al duplice scopo di portare sollievo alle loro casse e di esentare le fasce più deboli dei contribuenti dal pagamento.
Per effetto dell’aumento deciso, l’aliquota massima della Tasi sull’abitazione principale potrà arrivare allo 0,33 per cento; sugli altri immobili invece il tetto massimo sarà computato sulla somma tra Imu (che per le tipologie diverse dall’abitazione principale resta in vigore) e Tasi e si posizionerà all’1,14%.

LE RISORSE – Le maggiori risorse derivanti dall’incremento dovranno andare tutte a copertura delle detrazioni e le amministrazioni municipali potranno decidere i criteri per la concessione di sgravi anche totali dal tributo: potranno ad esempio prevedere detrazioni legate al numero di figli, o decidere un limite di valore catastale sotto il quale esentare dal pagamento o ancora fare riferimento al reddito Isee del nucleo familiare del contribuente. Ma appare facile la previsione che per buona parte dei contribuenti l’aliquota sarà portata ai massimi. Nelle tabelle abbiamo provato a calcolare a quanto potrà ammontare la Tasi per un’abitazione di valore catastale medio; allo scopo abbiamo considerato un alloggio di 120 metri quadrati in categoria A2 e uno di 80 metri in categoria A3. Il titolo di città più cara nella categoria A/2 spetta a Torino, con quasi 721 euro; Roma e Milano si pongono attorno ai 700 euro. Nella categoria A3 il primato va alla capitale, con 443 euro, quasi 100 in più di Milano. Con l’aliquota dello 0,33% senza detrazioni finiranno per pagare più di prima i contribuenti che hanno una casa di valore medio basso e risparmieranno quelli con immobili di valore più elevato. Consideriamo una casa del valore catastale di 500 euro: con un prelievo secco dello 0,33% la Tasi sarà di 277 euro; in un Comune (come Milano nel 2012) che applicava lo 0,4% per l’Imu il prelievo era invece di 136 euro, da cui sottrarre ulteriori 50 euro per ogni figlio convivente. A Roma (dove l’aliquota era dello 0,5%) l’Imu era di 220 euro, cioè 57 meno della Tasi. Se invece consideriamo un immobile con valore catastale triplo, a 1.500 euro, la Tasi inciderà per 831 euro, a fronte degli 808 dell’Imu a Milano e dei 1.060 nella Capitale.

LE SECONDE CASE – Per i proprietari di immobili diversi dall’abitazione principale da decisione del governo significherà invece dover pagare di più: per restare al nostro esempio a Torino il tributo su una casa A/2 potrebbe arrivare a 2.490 euro, mentre nella A/3 il costo di Roma potrebbe toccare i 1.531 euro. Va ricordato che per una particolare categoria di proprietari immobiliari, e cioè i contribuenti che posseggono abitazioni a disposizione nello stesso Comune in cui hanno anche il possesso di un’abitazione principale, la maggiorazione della Tasi non è l’unico esborso supplementare rispetto al 2012, primo anno di applicazione dell’Imu. A loro tocca, infatti, anche il 50% dell’Irpef e delle addizionali calcolate sulla rendita catastale dell’immobile.
Va infine ricordato che la Tasi è una delle due parti che compongono lo Iuc; la seconda è costituita dalla tassa rifiuti. Il pagamento avverrà su due rate annuali; l’importo della tassa sui rifiuti sarà calcolato direttamente dai Comuni che manderanno i bollettini a casa; invece per la Tasi almeno per la prima rata, la cui scadenza sarà decisa autonomamente dalle amministrazioni ma che si porrà presumibilmente attorno a metà giugno, bisognerà fare da soli perché i Comuni non sanno a priori se un contribuente rientra nei parametri decisi per le detrazioni, tranne nel caso in cui queste ultime non siamo determinate unicamente dal valore catastale dell’immobile.

— tratto da corriere.it —